All’alba delle 8.00 del 28 aprile parte l’avventura dei 14 aquilotti 2007, pronti a salire sul treno che li porterà verso Pesaro per partecipare all’Adriatica Cup 2017. Per alcuni di loro è la prima esperienza solitaria lontani da casa, ci potrebbero essere ansia e nostalgia, ma appena si prende posto a sedere l’unica sensazione che resta nelle loro teste è quella di divertirsi con i amici. Non si è ancora arrivati a Torino Lingotto che già dagli zaini saltano fuori le prime merende, da dividere con i compagni, e i giochi da tavolo per ingannare il tempo. Le oltre 4 ore di viaggio volano via finchè all’istruttore non viene la bella idea di far indovinare ai ragazzi quali sarebbero state le camere, da li parte un massacro di domande e richieste di indizi grazie ai quali, dopo circa 40 minuti di discussioni, si riesce finalmente a risolvere l’enigma iniziale. Una volta arrivati a Pesaro giusto il tempo di posare la valigia in camera e ci si fionda immediatamente in spiaggia, qui parte una mega partita di calcio-rugby che vede correre i ragazzi su e giù per quasi 4 ore, un’ottima preparazione fisica in vista dell’inizio della manifestazione. Dopo cena la stanchezza è tanta, anche a causa della levataccia mattutina, e presto ci si rinchiude nelle camere per andare a riposare.

La mattina successiva, dopo un’abbondante colazione e un po’ di giochi tranquilli giusto per scaldarsi, è ora di vestire la divisa e preparare la prima partita del torneo. L’avversaria designata è il San Carlo Milano, squadra molto dotata fisicamente ma che paga in velocità. Gli aquilotti scendono in campo tranquilli, con la voglia di giocare ma soprattutto divertirsi, nei primi due tempi ci si esprime al meglio giocando di squadra, con grande velocità e facendo perdere le tracce ai propri avversari. La partita si indirizza in questo modo nel verso giusto e si chiude con un giusto 14-10 in favore dei draghetti. Con il sorriso stampato si torna in albergo per il meritato pranzo, un po’ di riposo pomeridiano per recuperare dalle fatiche e poi via verso la seconda gara di giornata per assicurarsi l’accesso alle semifinali. Gli avversari pomeridiani sono il Bees Pesaro, squadra di casa e con un grande tifo, ma i draghi ancora una volta scendono in campo con il solo pensiero di divertirsi e impegnarsi al massimo, senza l’assillo del risultato. Tutti e 14 sono convinti delle loro potenzialità e giocano al massimo, ma senza strafare. In questa partita si vedono i primi germogli della nascita di un vero gruppo, coloro che avevano trascinato la squadra al mattino si dimostrano un po’ stanchi e giù di tono e allora tocca agli altri aumentare i giri e portare i draghi alla vittoria con il punteggio di 16-8. Ancora una volta dopo cena i ragazzi non vogliono uscire ma preferiscono passare il tempo giocando e chiacchierando tra loro in albergo.

La seconda sveglia risulta la più traumatica, alcuni di loro accusano le fatiche del giorno precedente e nonostante si bussi alla porta per interi minuti si riesce a svegliarli. E’ necessario tirare fuori le chiavi e fare irruzione nelle camere. Il programma prevede mattinata libera, quindi a colazione ci si può sbizzarrire con piatti da ristoranti stellati (il panino salame e nutella vince facilmente) per poi trasferirsi in spiaggia dove coach e dirigente pensano a prendere il sole e i nanetti a riprendere il loro nuovo sport preferito ovvero il calcio-rugby. Le uniche pause sono per un bicchiere d’acqua a volte un po’ troppo salata causa scherzo ben organizzato da Recchino e istruttore. Dopo pranzo solito pomeriggio tranquillo, in fondo si è atleti, e poi in marcia verso la semifinale con il Nave 99 squadra bresciana. Ancora una volta i ragazzi sono assolutamente tranquilli, sanno di giocarsi una coppa, ma per tutti loro il basket è divertimento e ciò che amano fare, e in campo questo fa la differenza. Nei momenti di difficoltà non si va in crisi ma con calma ci si riorganizza e si riprende a macinare il solito gioco. Il punteggio finale è un eloquente 18-6 che fa esplodere la festa in panchina. Nel dopo partita, in attesa della navetta, si riesce pure a fare amicizia con i ragazzi dell’altra squadra i quali fanno i complimenti ai nostri e gli augurano la vittoria finale. La sera si conclude tra pigiama party con password di ingresso vietate ai minori di 18 anni e la partita del Napoli per l’unico azzurro del gruppo.

L’ultima mattina è quella della finale, la tensione si taglia è alta e si taglia con il coltello, difatti la domanda che passa nella testa della maggior parte dei ragazzi è se si avrà il tempo per andare in spiaggia o meno. E con questo animo leggero e rilassato ci si ritrova in campo contro il Lupo Pesaro. Nonostante gli altri giocano in casa noi possiamo contare sul tifo dei nostri amici del 2006/2007 che ci da ancora più coraggio. I draghetti hanno ormai piena consapevolezza dei propri mezzi e questo li rende veramente ingiocabili, nei pochi momenti di difficoltà si riuniscono e con la forza del gruppo risalgono la china. Alla fine del quarto tempo può esplodere la festa per la vittoria del torneo, ma per tutti loro manca ancora un piccolo dettaglio. Uno di noi, causa sfortuna incredibile, non è ancora riuscito a segnare e la festa non può essere tale se tutto il gruppo non è felice. Si entra in campo con il solo obiettivo di riuscire a rompere la maledizione e riportare il sorriso al compagno e in 4 minuti di gioco si capisce la vera forza di questa squadra. Non si fa la differenza solo con le qualità fisiche e tecniche ma è necessario il gruppo, l’umiltà, la voglia di aiutarsi a vicenda, caratteristiche che non è scontato trovare in ragazzi di soli 10 anni. I draghi però dimostrano di averne in quantità industriali e continuano a sacrificarsi finchè il loro compagno riesce a rompere la maledizione, tra l’altro con il tiro più difficile e subendo fallo, liberarsi la testa dai pensieri e iniziare a segnare da ogni posizione del campo. Ora la festa può dirsi davvero completa e dopo un pranzo veloce si corre tutti al palazzetto, casa di tanti trionfi del basket pesarese, per tirare su la coppa dei primi classificati.

Ma la vera grande fatica si annuncia, a sorpresa, il viaggio di ritorno. Ma ancora una volta i ragazzi dimostrano di essere un gruppo, nonostante i mille disagi loro si divertono, ridono, intrattengono il treno e riescono pure ad addormentarsi.

Per concludere personalmente vorrei ringraziare i genitori, sia quelli che sono venuti fino a Pesaro per tifarci ma rimanendo totalmente nei limiti che ci eravamo imposti prima della partenza per far vivere al massimo l’avventura ai ragazzi, sia quelli che sono partiti per venire a recuperarci a Piacenza, ma soprattutto perchè se questi ragazzi sono così ben educati e facili da controllare è merito vostro. E’ d’obbligo ringraziare il dirigente per le responsabilità e fatiche presasi in questi 4 giorni, anche se alla fine si è divertita. Infine i complimenti agli aquilotti, ai Macrì, Viele, Garino, Donnini per trascinare la squadra quando in difficoltà mettendosi al suo servizio, a Recchino che con la sua velocità ci risolve i problemi difensivi, a Taverna per essere la scheggia impazzita in campo che dove ti giri lo trovi, ai nostri lunghi Perepeliuc e Bassan che fanno la differenza sotto canestro e sono cresciuti in modo esponenziale, a Riglietti che sotto la minaccia di non ricevere il primo è diventato anche un velocista in campo e anche lui è cresciuto partita dopo partita, a Statunato che non ha paura di nulla, si butta su ogni palla e non fa passare nessuno, a Veitia che con le sue doti fisiche fa la differenza in attacco e in difesa, a Cascino che nonostante abbia un anno in meno non lo dimostra mai in campo, a Gaia che nulla lo scompone mai ma quando si mette in testa che deve diventare decisivo lo fa, e infine a Faleschini, colui che forse è stato il più importante in questo torneo, perchè nonostante l’infortunio è venuto, è stato in panchina e ha dato un enorme mano a cementare il gruppo il quale lo ha scelto per sollevare la coppa durante la premiazione.

Ah adesso basta festeggiamenti che giovedì si gioca già contro il Cus.